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LA GIUSTA DISTANZA - gli Psicodrammatisti e il Coronavirus

LA GIUSTA DISTANZA gli Psicodrammatisti e il CoronavirusL’Io e l'Altro 2020
In Anima Mundi. Per una identità terrestre (al tempo del Coronavirus)
Terza Rassegna Nazionale di Psicodramma e Sociodramma
Costretti a dire: RIMANDIAMO

Così vicini e così lontani, una stretta di mano e via - con lavaggio obbligato, naturalmente. Semplici regole da seguire, l’educazione e l’igiene che tutti avremmo potuto, dovuto!, apprendere sin da piccoli. La cautela nel saluto, l’attenzione alla distanza tra il naso e l’altrui starnuto.

Distanza è lo spazio tra due cose, due luoghi, due persone. Guardando l'Altro da una certa distanza è difficile riconoscerlo. La distanza può essere fisica ma anche emotiva o psicologica e di certo il sostantivo "distanza" esprime il tragitto da un punto all'altro della questione. Esiste anche una distanza temporale: “A distanza di un secolo, di un giorno, di un millennio…”. Spazio e tempo che tengono a distanza un amore, un dolore.

La distanza sulla scena in Psicodramma.

Psicodrammatista votata per vocazione e per formazione alla vicinanza, all’abbraccio, al ‘doppiaggio’ dei partecipanti con la mano sulla spalla dell’Altro, con il gesto di sostegno, mi trovo adesso a dover rivedere il concetto di giusta distanza. Proprio in questi giorni di panicovirus collettivo, con Leonardo Seidita stavo organizzando la Terza Rassegna Nazionale di Psicodramma e Sociodramma. Dell’iniziativa in questione ho più volte trattato tra le pagine di Contemporanea/Mente. L’Io e l’Altro. In Anima Mundi. Per una identità terrestre al tempo del Coronavirus porterà in scena spettacoli teatrali, aprirà le porte al pubblico per invitare le persone appassionate al metodo o semplicemente curiose e ancor ignare dello stesso, a tante esperienze di gruppo in diverse città della penisola. Fino a ieri, credevamo di poter realizzare l'evento dal 22 marzo al 5 aprile.

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Come si evince dal titolo, il Coronavirus, protagonista indefesso di questi ultimi mesi, fa da sfondo sulla scena delle riflessioni che vogliamo stimolare nelle persone. Lo abbiamo citato nel titolo soltanto in un secondo momento, proprio per il suo emergere, perturbante, nel procedere organizzativo dell'evento. Noi conduttori delle diverse aree - moreniana e junghiana, soprattutto - impegnati nella Rassegna ma anche in altre proposte gruppali in questa primavera del 2020, coinvolti in raduni e in convegni nazionali o internazionali, ci troviamo di fronte a una difficoltà - comune a tanti altri professionisti che operano con i gruppi, certamente - perché lo stare insieme, vicini vicini e in luoghi chiusi, sembra essere oggi il primo comportamento ‘a rischio’. Del doman non c'è certezza, si sa. Volevamo approfittare del momento. Non perdiamo tempo! Siamo all’erta, la nostra è una avventura. Così ci siamo detti. Ci siamo fatti forza preparando locandine e inviando comunicati con lo sguardo sospeso nel dubbio, in attesa delle direttive ministeriali relative a scuole e istituzioni di vario genere, luoghi di ritrovo.

Lo Psicodramma, soprattutto, richiede vicinanza. ‘Giocare una scena’ porta i conduttori e i membri del gruppo al centro, l'uno accanto all'altro in piedi o seduti, danzanti e ondeggianti e circolanti. Il gruppo sfiora, accarezza, accoglie e abbraccia le emozioni insieme al protagonista della storia che si sta ‘giocando’. Doppiare è entrare nel ruolo con modus operandi empatico e accogliente. Se devo rimanere a due metri di distanza dall’Altro io posso ancora immaginare e sentire la prossimità ma devo ristrutturare l’area della relazione che, in questo metodo, si nutre di sguardi e strette di mano, e fiducia reciproca nell’accoglienza e nella concessione di uno spazio ampio al procedimento della conoscenza tra l’Io e l’Altro

Le parole Psiche e Drama, dal padre fondatore del metodo Jacob L. Moreno a oggi, si sono unite negli incontri esperienziali di centinaia di persone, mettendo in scena conflitti e azioni, affetti. Il corpo è protagonista tanto quanto lo sono le parole e l’anima, l’immaginario e il sogno: nel gruppo circolano le emozioni da raccogliere e, se occorre rivedere la distanza, difficilmente può essere estromessa la causa della separazione.

Il virus, dunque, fa capolino, trickster - che grande briccone! - tra l’Io e l’Altro. Non conviene escluderlo. Lo faremo giocare. Lo interrogheremo. Lo tireremo in ballo per comprendere il messaggio che ci offre. Ma dovremo rimandare il nostro incontro. Sarebbe troppo poco ‘simbolico’ il dargli accesso adesso, nevvero?

Leonardo Seidita, docente della Scuola di PolisAnalisi e il nostro comune maestro Girolamo Lo Verso sono con me dalla Sicilia. Il papà della PolisAnalisi, Filippo Pergola, scruta l'orizzonte dal centro Italia. Il comitato scientifico vede all'opera Luigi Dotti [(Psicoterapeuta e Psicodrammatista, responsabile del Teatro di psicodramma di Provaglio d’Iseo (Bs). Membro IAGP e AIPsiM, Accredited Trainer del Centre for playback theatre di NY)] e Wilma Scategni [(Medico, Psicoterapeuta e Analista Junghiana. Docente al C.G. Jung Institut  di Zurigo. Didatta CIPA e IAAP (International Association Analytical Psychology), IPAP, CSP (Roma)]. Inoltre, quest'anno abbiamo le adesioni di alcuni responsabili scientifici di ‘area’, nell’ottica dell'incontro tra le istituzioni che promuovono la Psicoterapia di Gruppo, lo Psicodramma, il Sociodramma e anche la Psicologia Analitica, con invito aperto alle Associazioni  e Scuole che desiderano partecipare. C'è Silvana Graziella Ceresa (Psicoterapeuta e Psicologo Analista, socia di Arpa Jung e IAAP, Psicosocioanalista e socia di Ariele), responsabile di area con Arpa Jung. C'è Maurizio Gasseau (Professore Associato di Psicologia Dinamica all'Università della Valle D'Aosta, Analista junghiano e Psicodrammatista. Direttore IPAP (Istituto di Psicologia Analitica e Psicodramma, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia). C'è Angela Sordano, anche lei collega Psicoterapeuta e Psicodrammatista, docente IPAP, membro APRAGIP e IAGP,  referente Apragip.

Nel gruppo degli organizzatori è con me Annamaria Frammartino, collega e amica con la quale mi piace condurre il Sociodramma del sabato, il momento che tira le somme della Rassegna. A proposito del grande dubbio che a un certo punto lo staff ha avuto - se spostare o meno l’evento di qualche mese - la Frammartino mi aveva scritto: “Io ritengo sia nostro compito, oltre che occasione, andare avanti, il lavorare sul tema in un delicato equilibrio da mantenere, drammatizzando (siamo drammatisti) senza amplificazioni psicopatologiche e s-drammatizzando (siamo attori, registi e giullari) senza banalizzare. Un equilibrio difficile, perché tiene insieme la psiche, il sociale, la politica, la natura, la scienza, tutti i ‘regni’ dell'umano. Difficile da mantenere e salvaguardare, come tutti gli eco-sistemi. Se le direttive ci fermeranno, ci fermeremo nel rispetto delle misure da prendere, ma con senso critico, dubbio e interrogazione che possano essere materiale per un appuntamento nuovo.”

Due giorni dopo ci siamo sentite e… sì, le direttive ci fermano.

Le nostre emozioni sono forti. Faremo dunque dinamica tra distanza e prossimità, daremo il giusto spazio allo spazio che percepiamo tra noi stessi e l'Altro quando ci coinvolgiamo a livello emotivo. Nella distanza sociale che in queste settimane si riempie di preoccupante pregiudizio, di paura del contagio, non appena sarà passato il pericolo collettivo, inviteremo il pubblico a mettersi al posto dell’altro per essere contaminato dall’empatia, e forse in quel momento potremo riavvicinarci e abbracciarci.

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Nei giornali il Coronavirus imperversa, le distanze aumentano.

Tutti i musei, istituti e luoghi di cultura sono aperti al pubblico, ma devono «assicurare modalità di fruizione contingentata», ovvero evitare «assembramenti» e comunque fare sì che i visitatori rispettino la distanza - appunto - di almeno un metro. Questa misura di sicurezza è legata al termine «droplet»: una parola inglese, il cui significato si può tradurre letteralmente con «gocciolina». Questo termine indica il criterio di tenersi alla giusta distanza affinché le «goccioline di saliva» che disperdiamo nell’aria starnutendo e tossendo, ma anche soltanto parlando non arrivino agli altri. Dal punto di vista scientifico, la misura di sicurezza da rispettare è più ampia di un metro: l’infettivologo Massimo Galli dell’Università di Milano-Ospedale Sacco e Giovanni Rezza dell’Istituto superiore di Sanità spiegavano che la distanza da mantenere è di 1.82 metri.

Che ne sarà di noi?

Lo scopriremo solo procedendo tra l’Io e l’Altro.

 

 

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Distanziamento sociale dei corpi
Psicosomatica, Globalizzazione, Virus
 

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